I Vignaioli di Santo Stefano

Santo Stefano Belbo

Siamo nel 1976 a Santo Stefano Belbo, piccolo paese delle Langhe che guarda all'astigiano, celebre per la sua uva moscato e per i successi dello scrittore Cesare Pavese. Qui un gruppo di viticoltori avverte sempre più l'esigenza di un cambiamento radicale che riporti qualità nella produzione del vino Moscato, divenuto troppo commerciale. Allo stesso tempo, due fratelli che stanno scrivendo un nuovo capitolo nelle Langhe del Barolo e del Barbaresco, puntando proprio sulla qualità, desiderano riavvicinarsi alla loro terra natale nella frazione di Valdivilla a Santo Stefano Belbo dove la loro famiglia affonda le radici.

È un incontro di condivisione e di obiettivi comuni che porta alla creazione de I Vignaioli di Santo Stefano Belbo. I ​​4 vignaioli sono Giancarlo Scavino, Sergio Santi, Mario Monti e Piero Gatti che mettono i loro terreni coltivati a Moscato mentre Bruno e Marcello Ceretto contribuiscono con le loro capacità commerciali.

Tutti sono animati da un ambizioso progetto che mira alla qualità e proponga un vino che rispecchi il territorio e sia piacevole da bersi.

Con il passare del tempo l'azienda acquisisce e seleziona altri terreni nelle zone di Canelli e Calosso. Attualmente Contiamo una superficie di circa 37 ettari suddivisi tra Santo Stefano (20 ettari circa), Calosso (11 ettari circa) e Canelli (circa 6 ettari).

Alcuni soci con il tempo abbandonano l'azienda e rimangono solo i Ceretto e gli Scavino. Giancarlo è mancato nel 1995 ma i suoi due figli Gianpiero e Andrea continuano il suo impegno e mantengono vivi i suoi valori.

Il matrimonio di quelle famiglie fu perfetto, il vino conquistò rapidamente il consenso dei palati più esperti e nacque una nuova idea per dargli una forma unica.

A quel tempo i Ceretto avevano già rimodellato le loro etichette e creato l’innovativa grafica con lo “spacco” dell’Arneis Blangè. Nel 1989 Giacomo Bersanetti, uno dei designer italiani più talentuosi, fu invitato a meditare sulla nuova etichetta e sulla forma della bottiglia. Cesare Pavese e il suo libro più famoso “La Luna e I Falò” furono l'ispirazione. Da qui la nascita di una Luna che forma l'etichetta e il Falò nella sagoma della bottiglia.

Con la terza generazione dei Ceretto e la seconda degli Scavino le famiglie continuano a produrre Moscato con la stessa idea originale: massima qualità e uno sguardo sempre alle ultime innovazioni.

Dal 2017 la nostra produzione si è certificata biologica, utilizzando rese inferiori e un'accurata selezione in vigneto. Inoltre, con la vendemmia 2023, abbiamo introdotto una novità legata a riflessioni che da alcuni anni ci siamo posti. Il packaging delle nostre bottiglie è stato alleggerito per ridurne l’impatto sull’ambiente. Le confezioni si sono ridotte ma soprattutto le bottiglie son state ristudiate nel peso, passando dagli attuali 750 g ai 650 g per la bottiglia intera e dai 500 g ai 350 g nella mezza. E per rimanere al passo coi tempi è stata abbandonata la chiusura con tappo raso che nel 1976 era stata la grande innovazione apportata dalla Vignaioli sulle bottiglie di Moscato per adottare il tappo a vite, più funzionale e facile durante il servizio.

Moscato d'Asti D.O.C.G.

Asti Spumante D.O.C.G.

Contatti

I Vignaioli di Santo Stefano s.s.a.

info@ivignaiolidisantostefano.it

Località Marini 26

12058 Santo Stefano Belbo CN